CRONOTOPO
III.
E tu, provvisoriamente sazio
di pubbliche relazioni e libri
biodegradabili, puoi, sgombra
la mente dai furori astratti
in cui per rivalsa ti infogni,
riversarti adesso all’intorno
e immergerti intero nei fatti,
ad accogliere partecipe ogni
parvenza che ti rechi il giorno
di questa quasi fine d’estate
quale prima ed ultima ratio;
puoi illuderti che sfuggita
alla ragnatela degli orari
vigenti nella cerchia urbana
riformicoli ubiqua la vita
a rifarsi caso e invenzione,
se mai la natura la persuada
a seguire discorsi stellari;
e se lastrico alle tue buone
intenzioni come ora non sia
qui l’asfalto dell’autostrada,
su cui un ingorgo già ingrana
immote le macchine, e, restia
ad attraversare le strisce,
una donna agreste negli abiti
in sosta nel gesto di reggere
un orcio sul capo, adombra
insieme con la sua, sospesa
all’esplosione che tra rabidi
rantoli di motori in schegge
di clacson vieppiù infierisce,
la sorte che anticipa la resa
di questo ormai insostenibile
equilibrio, con le mani alzate.
***
ROSSO DI SERA
Fino a quando i momenti buoni
non saranno venuti, tu spera
che un giorno o l’altro la vita
di essere vita si perdoni
come in questo rosso la sera
si perdona di essere finita.
***
ROSA SAPIENS
Una rosa
nascendo nuova
e ignara
di sé, si perde
a cercare che cosa
è. Sul confine
tra il rosso
e il verde
lo impara
dalle spine
che si ritrova
addosso.
***
VERSI PER DARIA
- Il soffio
Noi due sappiamo che non serve
al dolore che patisce al dito
mettere nel soffio il nostro bene.
Ma è lei, credendovi senza riserve,
che lo moltiplica all’infinito,
e per questo il miracolo avviene.
VII. La distanza
Per te, addentare lì davanti
alla tivù uno a uno gli spicchi
del mandarino che ho sbucciato,
è ancora continuare il gioco.
Di una meraviglia mai finita
colmi la distanza dai miei tanti
anni, a guardarti, li fai ricchi
della tua assenza di passato.
Mentre dico a me stesso “Questa
è mia figlia”, penso sia poco
offrire, non per la tua vita,
ma solo per quello che m’è dato
adesso, la vita che mi resta.
VIII. 6 settembre 1983
Non si vede niente di speciale
stando alle nostre finestre
affacciate su Berninastrasse.
Abbiamo di fronte la Taverne
Akropolis, la carrozzeria
Nike, un’insegna Löwenbräu,
e falansteri che nascondono
gli alberi sopra la collina:
insomma un angolo del mondo
fra i tanti, alla periferia
di Zurigo. Ma quello che vale
è il poterlo guardare in due,
tanto più che quei due siamo noi.
E, come questo non bastasse,
all’improvviso una bambina
arriva dalle stanze interne
a mettere ignara con le sue
iridi un lembo di celeste
nel grigio delle nuvole basse.
***
DA BRACE A CENERE – LACAITA, BARI 1986