IL GRILLO DELLA SUBURRA – III
Il grillo, non sai come giunto
dall’ariosità di una tana
agreste o di un’aia quieta
qui in un’estranea foresta
di pietra che ha nome di città
fra case in cui più non crepita
fiamma di focolare, a spremere
da un attrito aspro, da un moto
immoto, da un annaspo di elitre
e di ali un dolente stridore
in uno stillicidio monotono
di note, illudendo di momento
in momento gli occhi in dissidio
con gli orecchi a credere si celi
insieme prossimo e remoto
sul davanzale della finestra
a cui ti affacci interdetto
o in una crepa della parete,
lassù fra le travi del tetto
oppure sopra la cornice
del casamento dirimpetto,
il grillo, poco più d’un punto
nel buio, un grumo disperso
di vita in sé scisso ed assunto
nel magma in cui l’universo
fluisce, ti chiedi che dice
e ripete a sé solo per ore
ed ore, che cosa lo muove
a quello sbattimento, verso
dove o chi trepida la voce
che si confonde nello strepito
atroce come un’eco, tace
e subito riprende tra unìsono
e controcanto nel suo gracile
metro a interrogarsi e rispondersi.
***
I FILI
Se vuoi che ti somigli
non avventarti all’atto
come al taglio la lama:
troppo presto si usura
l’ordito in cui s’intrama
perché si inveri, senza
che il caso e la natura,
la presenza e l’assenza
trovino il modo adatto
per intrecciare i fili.
***
LE SCHEGGE
Lascia il calcolo esatto
di mezzi e fini, a trarne
utile e vanto, ad altri.
Non ridurre allo scatto
d’un congegno gli eventi,
meglio se come schegge
ti entrino nella carne.
Scruta in essi la traccia
incerta d’un riscatto
cui natura, nei salti
rari che fa, si attenti
sulla via che da legge
a libertà l’affaccia.
***
GRANO E LOGLIO
Con protervia ventenne
a chi la sua ti porse
negasti la tua mano
avversa ai compromessi.
Fu ciò che dopo avvenne
a insegnarti che forse
il loglio aiuta il grano
più di quanto credessi.
***
LA FOGLIA E TU
La foglia non si sente più sola
sul ramo, ora che l’hai accolta
nel tuo sguardo. Ecco esita, vola
per la prima e per l’ultima volta.
Chiedi al filo d’aria che la porta
almeno un indugio prima che tocchi
il suolo. Non si sentirà morta
finché non l’abbandoni con gli occhi.
***
APPROSSIMAZIONI ALL’ARTE POETICA
I.
Se ti resta un talento
di tanto spreco fatto
sul bianco delle pagine,
spendilo in vita: l’atto
può adeguarsi all’intento,
non il segno all’immagine.
V.
Forse potrai sapere
questo da un’infinita
serie di tentativi:
la verità, la vita
non fanno vive e vere
le parole che scrivi.
XII.
Dato che prima o poi,
anche senza motivi
come avviene tra amici,
tradisci o ti tradiscono
le parole che scrivi
quanto quelle che dici,
unico scampo al rischio
è il tacere, se puoi.
XV.
Non pretende la valva
la rinuncia alla pesca
dall’uomo cui la perla
è pane, o meno acuta
la lama, ad ottenerla.
Ma spera gli rincresca
l’atto: mettervi un poco
di leggerezza aiuta,
illude sia per gioco,
e la forma si salva.
***
IL GRILLO DELLA SUBURRA – SCHEIWILLER, MILANO 1990 (III edizione)